Jacques Derrida – Il Maestro o il supplemento di infinito

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Jacques Derrida
Il Maestro o il supplemento di infinito
Il Melangolo, Genova, 2015
Il testo – tradotto e introdotto da Silvano Facioni – è una riflessione sorprendente e affascinante: non una tematizzazione sulla figura del “maestro”, ma una messa in questione incessante sul suo costituirsi come tale nella relazione generativa del sapere. Derrida lavora come sempre sui testi secondo quella modalità di lettura che siamo soliti denominare “decostruzione” e che produce  aperture sconfinate nel pensiero. Derrida legge i testi di  Charles Malamud che legge i testi Vedici. Un corpo a corpo che risponde alla lettura che Malamoud anni prima aveva praticato del testo derridiano.

“Nessun resto senza maestro, nessun maestro senza resto” (p. 70) : l’introduzione di Silvano Facioni Au revoir les  maîtres! raccoglie e rilancia la provocazione di Derrida: “Come dire, allora, del resto? Come avvicinarlo senza per questo rapirlo alle maglie di un sapere che male sopporta residui e avanzi e che, piuttosto, si regge proprio sull’idea che laddove sono presenti resti il sapere, ammesso che lo si possa accogliere, dovrà in ogni caso essere considerato come parziale, provvisorio, incompleto? Non si tratterà invece, di rovesciare la prospettiva e provare a pensare un sapere che riconosce nel resto la sua condizione di possibilità e, insieme, l’impossibilità di sapere “cosa è?”. Residuale o eccedente, uno in quanto altro, il resto interrompe le continuità (spaziali, temporali) insinuandovi una discontinuità che proprio il sapere, per vocazione e impianto, deve poter integrare, ed è per questo che non possiede statuto: il resto interrompe, “è” l’interruzione e dunque non può consistere” (p. 9).